L’architettura High-tech: tra metallo e trasparenze

I capolavori degli architetti caratterizzano gli skyline delle più suggestive città. Basti pensare alla Torre Eiffel che si staglia nel cielo di Parigi, o al Big Ben, emblema londinese, per arrivare a Roma con il Colosseo. Gli esempi potrebbero essere centinaia: una riconferma di quanto le costruzioni influiscano sulla nostra vita e sull’estetica urbana. Ma quanto modernità e postmodernità hanno influenzato l’urbanistica?
La corrente high-tech
La risposta è certamente molto, in particolar modo con la corrente architettonica high-tech, letteralmente “alta tecnologia”. Una definizione che lascia già presagire lo stretto rapporto che intercorre tra edificio, funzione e futuro. Concepita attorno agli anni Settanta, la high-tech architecture ha il suo testo di riferimento in “The Industrial Style and Source Book for the home” di Kron e Seslin, pubblicato nel 1978. Una sorta di bibbia dell’architettura contemporanea, che spiega nel dettaglio i criteri costruttivi, teorici ed estetici di questa corrente.
L’origine del nome
No, non si tratta di abitazioni ipertecnologiche, in cui la domotica la fa da padrone. Il nome high-tech, semplicemente, rivela il profondo legame di questa corrente con la tecnologia intesa come industrializzazione. Figlio delle rivoluzioni sociali e culturali del Novecento, questo stile architettonico riflette tutte le caratteristiche della fascinazione tecnologica, un passo prima del postmodernismo. Proseguendo idealmente quel legame tra uomo e macchina che aveva caratterizzato l’inizio del secolo, la high-tech sottolinea l’interdipendenza delle componenti umana, ambientale e tecnologica.
I principi high-tech
In una visione che abbraccia natura e tecnologia, perfettamente conviventi e integrate, questa corrente trova le sue regole basilari. Cosa accomuna gli edifici high-tech? Innanzitutto, la trasparenza. Si tratta, in effetti, della caratteristica più evidente che salta subito agli occhi: in questo tipo di costruzioni gli elementi strutturali sono ben visibili, esaltati dall’utilizzo di materiali trasparenti. Ma perché? La necessità di mostrare le componenti strutturali è tutt’altro che estetica. Proprio come un hardware, anche un edificio ha i suoi microcircuiti e gli elementi che consentono di svolgere la sua funzione in modo efficiente. Mostrare queste componenti sublima la concezione di un’architettura estremamente funzionale, in cui l’apparenza è asservita al corretto funzionamento. Lo stile high-tech suddivide gli edifici in almeno quattro categorie.
La maglia
Questa tipologia di costruzione è rappresentata al meglio dal Renault Centre, nel regno Unito. Lo storico edificio, progettato da Norman Foster, si presenta come un complesso reticolato giallo. Una struttura apparentemente esile, in cui moderne guglie e pinnacoli di metallo diventano gli elementi attraverso cui veicolare estetica e funzione architettonica.
Il tunnel direzionale
Si tratta probabilmente dell’elemento visivamente più riconoscibile di questo stile, che rimarca il rapporto indissolubile tra orizzontalità e verticalità, come dimostrano i suoi elementi. Esempi di questa categoria sono l’aeroporto di Osaka ideato da Renzo Piano e il Sainsbury Center, lo spazio d’arte progettato da Norman Foster e immerso in uno spazio verde.
La cupola geodetica
Questa tipologia di costruzione ha un complesso concetto alla base ed è costruita con particolari elementi di alluminio. La struttura modulare consente di ampliare l’edificio accostando più unità e le sue linee iconiche la rendono facilmente riconoscibile e molto versatile.
L’edificio in altezza
Si tratta di un edificio complementare per caratteristiche al tunnel direzionale e che trova in alcuni esempi realizzati a Londra e Tokyo delle costruzioni imponenti e capaci di sbalordire.
Altri esempi
Emblema delle megalopoli del terzo millennio, è possibile ammirare le costruzioni più rappresentative della high-tech in giro per il mondo. Partiamo dall’Europa, con lo Stadio Olimpico di Monaco di Baviera, progettato da Günther Benisch e Frei Otto. Spostiamoci negli Usa, precisamente a Chicago con la Sears Tower di Skidmore, Owings and Merrill: uno tra i primi esempi di High Tech realizzato nel 1973. E poi a Brasilia, con la famosissima cattedrale, costruita agli albori di questa corrente, che riesce a racchiudere al suo interno misticismo e funzionalità architettonica. Tra i più recenti e conosciuti esempi di high-tech c’è senza dubbio il 30 St Mary Axe a Londra, sede del gruppo assicurativo Swiss Re e affettuosamente chiamato dai londinesi “il cetriolino”.