Le differenze tra le serie tv americane e quelle italiane

La televisione italiana pullula di serie tv di ogni genere: commedie, polizieschi, romanzi, fantascienza e via dicendo, sia italiane che straniere. Tuttavia, a ogni nuova serie introdotta nei vari palinsesti italiani, si riaccende la solita discussione che va avanti da più di un decennio: perché le serie tv americane hanno più successo di quelle italiane?
Serie tv americane vs serie tv italiane.
I critici televisivi italiani non hanno dubbi, le serie italiane sono intrappolante in viziosi schemi stereotipati e poco attuali.
Molti esperti del settore, e non solo, si interrogano sulle reali diversità che ci sono tra le serie americane e quelle di casa nostra. La maggior parte dei critici televisivi non ha dubbi. Le serie tv italiane peccano di originalità nelle sceneggiature e si appoggiano sempre sugli stessi attori per riscuotere successo.
Ora, lasciando fuori dalla lista nera serie tv ben riuscite come “Il commissario Montalbano” e “Romanzo Criminale”, le restanti sceneggiature italiane sono a dir poco stereotipate, con dialoghi sempre più banali e trame molto prevedibili. Il numero di serie tv incentrate sulla mafia che vedono come protagonista Gabriel Garko e quasi tutto il cast di “Onore e Rispetto” sfiora il ridicolo. Neanche le fan più accanite dell’attore riescono più a ricordare le trame delle diverse serie fotocopia.
Come è possibile che una serie tv americana come “Big Bang Theory”, giunta ormai alla centesima replica, riesca a tenere testa all’ultima stagione di “Squadra antimafia”? Forse perché il pubblico italiano si è stancato di stagioni ridondanti su serie tv che vedono protagonisti i soliti preti detective, mafiosi siciliani e famiglie un po’ troppo allargate con intrecci poco probabili.
Più realismo e meno qualunquismo.
La chiave del successo delle serie americane è l’impertinenza. Affrontare temi scomodi ma attualissimi nella civiltà occidentale per conquistare i telespettatori del mondo.
Sembra che le serie tv italiane non siano in grado di superare vecchi rigidi schemi. Certo, a livello di pubblico qualche fiction italiana ancora sopravvive, merito soprattutto di un pubblico fedelissimo, che pur criticando i loro beniamini di stagione in stagione, rimangano passivi davanti alla tv pur di passare il tempo.
Se questa è l’aria che tira, passeranno anni prima di veder trattare a una serie tv italiana temi intimi e collettivi allo stesso tempo come accade in “Lost” o “Heroes”. Una fiction italiana che affronta tematiche sessuali importanti con ironia come accade in “Will e Grace” è pura fantascienza.
Le sceneggiature italiane non ci proporranno mai un anti-eroe come il “Dr House”, un personaggio cinico e geniale, facile da odiare ma anche da amare. Personaggi del genere, dalle mille sfumature, rimangono nel cuore, sono capaci di scaturire delle riflessioni profonde nei telespettatori. Nelle sceneggiature di casa nostra siamo fermi al buono e cattivo, brutto e bello, giusto e sbagliato.
Mancano le infinite sfumature dell’interiorità umana, quelle piccole contraddizioni in cui il telespettatore si può riconosce e si affeziona al personaggio. Forse creando personaggi poliedrici e vicini alla realtà, ripulendo le sceneggiature dai dialoghi banali, buonisti e bigotti, lasciando il posto a messaggi sì positivi ma attuali, e avendo il coraggio di lasciare il ruolo dei protagonisti a attori esordienti, anche noi potremmo raggiungere la qualità delle serie tv americane.
Solo con queste premesse potremmo essere in grado di dar vita a personaggi carismatici e esilaranti come Sheldon Cooper e Dr House, che oltre a strappare lacrime e risate fini a se stesse, sono la personificazione dei messaggi positivi e mai banali che rappresentano. Il loro pubblico cresce divertendosi davanti alla televisione, impara a non catalogare una persona in base al suo aspetto e al suo lavoro, impara con ironia a tollerare e a comprendere le minoranze: nerd, jay, disabili e disagiati sociali.